È un post abbastanza scontato, ma è comunque molto richiesto e per questo merita una certa attenzione, anche solo per fare chiarezza sull’aspetto della produttività derivante in sintesi dalla segmentazione degli accessi così come riportati su Google Analytics.
In poche parole quale è il vantaggio: primariamente mostrare su un Social Network gratuito (almeno per ora) le proprie collezioni dividendole per quelle che Pinterest chiama “Board“.
Qui bisogna fare un propedeutico passo indietro. Pinterest, cioè interessi “pinnati”, dove il pin per chi ha un po’ di posteriana memoria o per chi ricorda le “pin up” non sono altro che le “puntine” che servono per appendere qualcosa al muro, o nel nostro caso alla lavagna.
Ebbene si… immaginate quindi di creare una stanza virtuale più che una lavagna nella quale il vostro compito sarà quello di riempirla di poster.
La forza espressiva sta nel come questa viene riempita, si può fare un’accozzaglia, o si può dividere per temi.
Ecco perché la moda è il nostro panorama più apprezzato. In sostanza i nostri pin devono essere gradevoli prima di produttivi. Un’immagine bella darà nell’occhio e come tale verrà ripinnata, cioè condivisa.
Non a caso è divenuto così produttivo lavorare con gli abiti “ripinnabili”, che Pinterest ha da poco regalato una nuova categoria, cioè “wedding“, dedicata al mondo del wedding planning con particolare attenzione alla moda sposa.
E allora immaginiamo un catalogo di abiti, il più bello che ci sia – a gusto soggettivo (?) – e dovrò scegliere se usare l’abito nudo, un modello, o un modello in ambientazione. Questo è importante.
Facciamo un passo indietro. Su Pinterest la forza delle immagini nasce primariamente dagli hashtags – sia in termine di chiave che di aggregatori – quindi dovrò generare una didascalia che idealmente conduca all’interno della mia stanza.
Ma qui viene il bello. Cio’ che rappresenta per me un hashtags ideale perché fa parte di una lavagna che ho creato, potrebbe non combaciare con la lavagna dell’utente che “ripinna” la mia immagine.
Un esempio dozzinale, ma efficace:
Faccio un pin con una modella dai capelli rossi, che indossa un abito della nuova collezione 2013. Potrei creare una didascalia tipo: “Gonna scozzese e giubbino in finta pelle collezione moda ragazza 2013“.
Andando ad inserire hashtags (ad esempio) in questo modo:
“#Gonna scozzese e #giubbino in finta pelle collezione #moda ragazza 2013“.
Bene… ci capita una ragazza che sta cercando una qualsiasi delle mie parole (non solo gli hashtags) e apprezzando l’immagine la ripinna, ma cambiando diametralmente il significato delle chiavi.
Il suo pin diventa: “Ragazza dai bellissimi #capellirossi“.
Ahia… io ho fatto un post per promuovere abiti usando chiavi e questa lo trasforma in un post che parla di capelli usando un aggregatore (per le differenze leggere “Utilizzare gli hashtags su Twitter”).
Cosa resta? Il link… e non è poco, perché comunque sia chi ci clicca entrerà sul mio sito, alla pagina con l’abito!
Stanno nascendo diversi sistemi per tracciare i post da Pinterest, ma per il momento dobbiamo “arrangiarci” usando il sistema UTM di Google Analytics.
Il codice da usare potrebbe essere questo:
utm_source=pinterest&utm_medium=pin&utm_term=gonna-giubbino-moda ->
&utm_content=ragazza&utm_campaign=moda2013
Dove la sorgente è Pinterest ed il mezzo il pin. Diamo risalto alle chiavi utilizzate mettendole tutte, il contenuto dell’annuncio è la ragazza e la campagna è moda2013.
Ovviamente potrebbe essere un sistema non conveniente per le vostre esigenze e quindi il consiglio è di configurare i vostri UTM usando l’URL builder.
L’inserimento dell’UTM è importantissimo, perché in questo modo andremo ad evidenziare l’accesso su Google Analytics, riuscendo quindi a segmentare il comportamento degli utenti.
Grazie a questo UTM sapremo come sta andando la nostra attività su Pinterest, quanto producono gli hashtags “gonna, giubbino e moda”, quanto influenza la ragazza e come funziona la campagna moda 2013.
Naturalmente bisogna ricordare di inserire sempre questi elementi scrivendoli nello stesso modo, per evitare che il sistema li legga come vettori diversi.
Non resta altro che sperimentare e facendo tesoro di questi piccoli e semplici consigli, iniziare ad inserire le prime collezioni. Buon lavoro.
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